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Di nni mia a tia
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Amore, Luigi
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Verfasserangabe:
Luigi Amore. Prefazione di Carmelo Curcio
Jahr:
2000
Verlag:
Delia, Eranova
Mediengruppe:
Schöne Literatur
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Zweigstelle:
Magazin
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Standorte:
Zoe
Amor
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Verfügbar
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L’opera prima di Luigi Amore, Di nni mia a tia, avvince per varie ragioni o motivi di interesse che in genere non cerchiamo nei libri di poesia. Non è una consolazione momentanea, o una esaltazione visionaria, quello che può offrire la lettura di “Di nni mia a tia”. Nondimeno, siamo di fronte a una visione generosa della vita e del mondo, espressa dimessamente, nonostante emerga a tratti una passione teatrale ben evidenziata dai toni colloquiali, che si coniugano a una originale volontà di canto, anche se, all’interno della silloge, l’idea stessa del canto, della dizione poetica, si integra o si confonde con dei contenuti di pensiero extra-filosofici, che si radicano nella saggezza, nel sentire popolare. In altre parole, c’è una concentrazione nel pensiero che tuttavia trascende dallo speculativo e dal filosofico, trovando la propria ragion d’essere nella sensibilità del poeta che liberamente ragiona e fa del suo ragionare materia di poesia. Ma qual è la materia di base, che informa è dà sostanza al dettato, in Di nni mia a tia? Come si evince già dalla prima lettura, si tratta della fede, la quale è presente simbioticamente alla poesia, e la stessa poesia tende ad essere una versione linguistica della fede. La fede si identifica con la poesia, fino al punto che l’assenza di un impeto visionario forte è ampiamente riscattata dal soggetto escatologico e religioso, benché il soggetto non vieta a nessuno di poter avvicinarsi al testo indipendentemente dal tema-guida. In Rovinare le sacre verità Harold Bloom indaga sul rapporto tra poesia e fede, sottolineando che la distinzione tra poesia sacra e poesia profana non ha ragione di esistere, in quanto la poesia è sempre l’immagine allo specchio di quella vacuità, di quell’imperfezione di senso nell’universo che può avere o non avere uno sbocco positivo nella fede. In questo caso non c’è separazione tra le istanze della fede o della poesia, cosicché Luigi Amore si presenta al lettore travestito da profeta, anche se la sua missione profetica non è basata affatto sulla denuncia dei mali, né su una oratoria fine a se stessa. Il legame di dipendenza dal Padre, in una nuance cristiana più che freudiana, è un legame io-tu che sembrerebbe richiamare alla speculazione di Martin Buber; dubitando molto che Amore, dall’alto della sua originarietà e pregna semplicità, possa conoscere il filosofo Buber, è da ammirare il fatto che l’Autore ponga autonomamente la dicotomia tra mia (me, l’io) e tia (tu, Dio) a fondamento della propria teologia intimista. Alla base dell’opera di Amore (e nel nome intravediamo quasi il suo destino ) c’è una mistica molto forte, benché nella retorica del Nostro non ci sia traccia della santa follia di un Jacopone da Todi o della espansività panica di un Francesco d’Assisi. Ma l’assenza di una liricità e l’estrema parsimonia nell’uso di figure retoriche come la similitudine o la metafora, nonché l’aggettivazione piuttosto scarna, è propedeutica a un discorso di ampio respiro, che rinuncia alla fantasia ...
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Verfasserangabe:
Luigi Amore. Prefazione di Carmelo Curcio
Jahr:
2000
Verlag:
Delia, Eranova
Aufsätze:
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Systematik:
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Zoe
Interessenkreis:
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Italienisch
Beschreibung:
94 p.
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Mediengruppe:
Schöne Literatur